Anche da non intersita è sempre triste vedere un giocatore sconfortato a causa di un proprio errore. Una tristezza resa ancora più evidente se il protagonista è il portiere, il baluardo solitario, l'ultimo difensore. Un luogo comune vuole che i brasiliani siano i migliori a calcio tranne nel ruolo del portiere, quasi fosse una maledizione: se tutti son palleggiatori e funamboli in porta chi ci va? Quello scarso direbbero in molti. Ma la maledizione ha una data ed un protagonista preciso: Moacir Barbosa, il portiere e capitano del Brasile ai Mondiali del 1950, quelli della tragedia.
Siamo a Rio de Janeiro, 16 Luglio 1950; il giorno della finale. Di fronte al Brasile, nazione ospitante, e davanti ad un pubblico di oltre 200.000 persone, arriva l'Uruguay di un giovane Schiaffino. Al Brasile basta un pareggio per vincere il titolo in virtù del girone finale. Barbosa è li, è pronto è il capitano della squadra, è il simbolo di una nazione che ama il football ma non ha mai vinto. Dopo l'iniziale vantaggio dei brasiliani con Friaça sembra fatta, il Maracanà festeggia ma la tragedia è dietro l'angolo. Schiaffino pareggia al 66', al 79' Barbosa esce male su un tiro di Ghiggia e si consuma la tragedia. L'Uruguay vince, in Brasile si consuma invce la più grande tragedia sportiva della storia con la gente che muore sugli spalti e il povero Moacir imputato come artefice della disfatta passando di fatto da eroe a capro espiatorio. Da li in poi appena parlavi di un portiere brasiliano il pensiero andava al povero Moacir e l'estremo difensore di turno si circondava di scetticismo.
Successe a Taffarel che dopo il mondiale vinto coi carioca nel '94 si trovò senza squadra, all'epoca era alla Reggiana, passato il mondiale i granata, in B, non gli rinnovarono il contratto e lui prima di tornare in Brasile giocò in una squadra parrocchiale del paesino di Buco del Signore, come attaccante ovviamente. Dida provò a far ricredere la categoria venendo anche eletto miglior portiere nel 2003-04 ma prima di chiudere la carriera tornò a far aleggiare lo spettro di Barbosa con alcune uscite imbarazzanti che costarono critiche e punti alla propria squadra.
L'ultimo della lista è infine Julio Cesar, baluardo della difesa dell'Inter, lui che arrivò come terzo portiere al Chievo nel 2005 prima di approdare all'Inter dove in poco tempo scalzò niente meno che Francesco Toldo. A furia di parate e di prestazioni superlative Julio Cesar ha vinto tutto con la suq squadra entrando anche nella lista dei candidati al pallone d'oro, roba che solitamente ha poco a che fare coi numeri uno. La maledizione sembra finalmente sconfitta, Moacir riscattato, ma a San Siro e all'Allianz Arena arrivano quei due errori fatali, forse decisivi, che gettano nello sconforto Julio e rievocano il fantasma del povero Moacir.
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