lunedì 11 novembre 2013

A proposito di Salernitana-Nocerina

Due righe, giusto per fare un appunto sui fatti di ieri. Se tutto è successo per il divieto di trasferta, nella stessa provincia, è la prova ancora più eclatante dell'inutilità della tessera del tifoso, dei controlli sulle trasferte e della vendita restrittiva dei biglietti (solo in alcuni comuni come successo in questo caso). Io vedo il calcio come una passione e condanno ogni forma di violenza ma basterebbe davvero poco. Ok i biglietti nominali, ok le telecamere che controllano i settori ma sei la questura sai anche quali sono le teste calde delle varie curve. Se vuoi colpirli basta fare una cosa semplice: obbligo di firma in questura durante la partita. Se altri poi fanno incidenti vai prendere anche quegli altri e fai la stessa cosa: obbligo e divieto. Non colpisci nel mucchio vietando una trasferta sentita ed attesa da anni per sperare di far andare tutto liscio. Premesso che il gesto sia dei tifosi che dei giocatori che poi si son rifiutati di giocare è da condannare ed è una delle immagini più negative trasmesse da uno sport, il vero errore è stato a monte bloccando tutti, impedendo alla gente di vivere la partita sul campo. Si parla tanto di discriminazione territoriale per i cori, ma questa cos'è se non discriminazione territoriale? (tu risiedi in questo comune quindi non vai, tu risiedi in quest'altro quindi puoi). I tifosi della Nocerina oltretutto già in passato sono stati costretti a vivere derby in questo modo, basta pensare ai derby con la Paganese dello scorso anno giocati a porte chiuse ed in campo neutro. Se si deve arrivare sempre a queste situazioni al limite io mi chiedo è calcio questo? Io dico di no.

venerdì 6 settembre 2013

So Far Øer so good

A pensarle difficilmente vengono in mente, o forse si: "ah ma sono le isole con la nazionale di calcio in cui giocano il postino ed il panettiere!". Ecco il luogo più comune delle Far Oer è questo la nazionale simpatica, quella che andrebbe bene nello spot "ti piace vincere facile?". Fuori da questo, queste piccole isole a largo della Scozia, circondate dal Mare del Nord nascondono natura, silenzio, calma e tranquillità. La vita scorre serena, soprattutto nei mesi caldi; poco traffico, poco turismo città da 1000 abitanti e poco più o paesi da quattro-cinque case e stop. Appena arrivati ti accorgi subito di essere lontano mille miglia dal caos della modernità, l'aereoporto dell'isola di Vagar, l'unico in tutte le 18 isole, riceve sui 4-5 voli giornalieri è piccolo, scendi dall'aereo a piedi e cammini sulla pista per poter entrare nell'hangar ed aspettare il tuo bagaglio. Presa la macchina a noleggio (con unicar.fo mi son trovato benissimo sia come mezzo che come prezzi) comincia l'avventura. L'isola di Vagar ha una sola strada che passa per i principali centri collegandola con l'isola di Streymoy attraverso il tunnel sottomarino. In un pomeriggio si gira tutta senza particolari problemi ed è l'ideale per orientarsi e capire un attimo dove si è atterrati. Dall'isola di Vagar partono anche i traghetti per l'isola di Mykines, l'isola più occidentale dell'arcipelago e considerata un vero e proprio paradiso per i birdwatcher. Sull'isola si trova un bed and breakfast e una serie di sentieri da poter prendere per girarla e passare una giornata in compagnia delle Pulcinelle di Mare, i simpatici uccelli dal becco rosso che da lontano ricordano vagamente i pinguini. Lungo i sentieri, seguendo le scogliere, si scorgono facilmente anche Sule Gabbiani e Porcellarie ma sono quasi 300 le specie di uccelli censite nella piccola isola. Lasciata Mykines con il traghetto della sera ci si sposta verso Streymoy, l'isola più grande dove si trova anche la capitale, Torshavn. Come prima tappa ci dirigiamo verso Vestmanna sulla costa che guarda l'isola di Vagar. Centro abbastanza grosso per le isole, Vestmanna è il punto di partenza ideale per un altro giro in barca, verso le scogliere nel nord dell'isola. Tra anfratti scuri ed un mare minaccioso, più per il colore cupo che per l'agitazione delle acque, il tour permette un'ottima visuale dal basso delle scogliere dell'isola. Da Vestmanna si raggiunge poi la capitale Torshavn. Con i suoi 20.000 abitanti circa è la città più grande delle isole, con un centro piccolo che si affaccia direttamente sul porto e sui mercati del pesce che animano l'alba della città. Torshavn è la città forse con i maggiori servizi, ristoranti, pub, ha una linea di autobus gratuita per potersi spostare verso la periferia ed è la base ideale da tenere per girare la parte nord-orientale dell'isola di Streymoy oltre che punto di partenzaper le isole meridionali dell'arcipelago. In poco tempo si raggiungono infatti gli altri centri abitati come Tjørnuvík, piccolo centro situato a nord dell'isola in un insenatura sul mare che, se non fosse per i 14 gradi ed il paesaggio montuoso alle spalle ricorderebbe, per la spiaggia, i paesi caraibici. Da Torshavn partono anche i traghetti per le isole meridionali e per l'isola di Nolsoy, ideale, come Mykines per gli amanti del trekking e del birdwatching. Lasciata Streymoy si raggiunge, sempre in macchina, l'isola di Eysturoy, collegata da un ponte tra i fiordi, o meglio, come spesso amano scherzare gli abitanti del posto, da un ponte sull'Atlantico. Simile alla maggiore Streymoy, Eysturoy ha in Gjogv, Eidi e Fuglafjodur i sui centri principali da cui partire per trekking ed escursioni fino alla vetta più alta dell'isola, il monte Slættaratindur 882m. In base alle condizioni meteo, molto variabili sia da isola a isola che in ogni momento della giornata in base a dove ci si trova, le Far Oer si visitano senza problemi in una settimana, all'interno della quale si possono fare comunque numerose escursioni a piedi come a Mykines o, nell'isola di Vagar, lungo il lago Leitisvatn appena fuori dall'aereporto. Qui, con una camminata di 2 ore lungo la riva si arriva fino alla fine del lago dove una cascata di circa 30 metri lo ricongiunge con l'Oceano sottostante.

martedì 16 luglio 2013

La nuova coppa del futuro?

Questa è un'idea che mi frulla per la testa da un po di giorni, pura utopia al momento ma non impossibile. La domanda è questa: e se in futuro oltre alla Champions League si arrivasse ad un vero e proprio World Champions League. Sono partito da due punti di base: 1) con le ultime edizioni dei mondiali, Corea-Giappone, Sud Africa, Brasile, si possono trovare ormai in molti paesi strutture all'avanguardia, inoltre il calcio sta assumendo sempre più una dimensione globale. Ormai anche in paesi come la Cina o l'Australia il virus pallonaro si sta insinuando con gli aggiornamenti e le dirette dei maggiori campionati che arrivano fino in Europa; vuoi per seguire l'ex campione che chiude la carriera, vuoi per i successi dell'ex tecnico chiamato a rilanciare l'immagine del calcio, ormai sono pochi i paesi di cui si sa poco o nulla riguardo le squadre locali. 2) i vari team stanno puntando ormai sempre più sulle turnee intercontinentali, esportano il marchio, vendono di più. Un qualsiasi club ha tifosi nella propria città ma è fuori dai confini nazionali che ha i maggiori margini di crescita come sponsor e merchandising. E proprio dagli sponsor, dal merchandising, dal fatto che magnati esteri arrivino a comprare un team di un altro paese per sfizio e vederlo giocare che mi è sorta questa domanda. Ad oggi esiste già il mondiale per club, ma è una competizione veloce, limitata e che alla fine mette di fronte sempre America ed Europa lasciando le briciole a tutto il resto. E allora perché non creare una competizione più allargata, stile Champions? 32 squadre di tutto il mondo, così selezionate: da ogni Champions (Centro America, Sud America, Europa, Asia, Africa, Oceania) si prendono in considerazione le 8 qualificate per i quarti; le 4 qualificate per le semifinali accedono direttamente, per un totale di 24 squadre. le altre 24 si affrontano per gli altri 8 posti a disposizione in turni preliminari. Si giocherebbe ovviamente con gare di andata e ritorno in gironi eliminatori, un po come la Champions oggi. Ci sarebbero da valutare poi le tempistiche e la formula. Oggi come oggi è impossibile giocare una competizione del genere insieme alle altre coppe. L'unica cosa che mi viene in mente è la possibilità di giocarla ad anni alterni. Un anno coppa del Mondo, un anno Coppa Continentale per qualificarsi.E durante la Coppa del Mondo le squadre non impegnate potranno comunque giocare una coppa europea, stile Europa League.

lunedì 13 maggio 2013

Dave Whelan un'incredibile storia di sport

La Fa Cup non è solo una coppa ma anche un insieme di storie che contribuiscono a creare il mito di questo trofeo. L'ultimo atto è andato in scena sabato pomeriggio a Wembley: di fronte il Manchester City degli sceicchi e il piccolo Wigan di Dave Whelan, Golia contro Davide. Dopo una partita tirata è il Wigan a portare a casa la coppa grazie ad un gol al 91' ma questa è un'altra storia. Quella che invece fa da cornice alla sfida dello scorso weekend cominica molti anni prima nel 1960 in un'altra finale di Fa Cup. Di fronte ci sono il Balckburn Rovers ed il Wolwrampton. Il giovane Whelan, terzino di belle speranze, era in campo per il Blackburn con il sogno di poter alzare l'ambito trofeo. Il destino gioca però brutti scherzi e nel corso della finale Whelan cadde dopo uno scontro di gioco rompendosi i legamenti. Un urlo lacerante e la carriera che d'improvviso cambia. Sfumata la coppa, che andò ai Wolves, Whelan ripartì dalle serie inferiori, nel Crewe Alexandra, dove giocò fino al 1966 senza mai vincere nulla. Successivamente inziò la costruzione del suo piccolo impero. Aperto un negozio di articoli sportivi, nel giro di pochi anni moltiplicò i propri introiti ed i propri punti vendita fino ad arrivare negli anni '90 ad essere la prima catena di articoli sportivi. Proprio in quegli anni rientrò nel mondo del calcio con un'idea fissa: tornare a Wembley e completare quello che non era riuscito a fare trent'anni prima. Divenuto presidente del Wigan nel 1995 ha portato il piccolo club in Premier nel giro di 10 anni e da li in poi ha dato il via al trionfo. 7 salvezze consecutive, a volte con qualche turbolenza di troppo in Premier come quest'anno, una storica finale di Coppa di Lega nel 2006, persa contro il Machester United, e la trionfale cavalcata di coppa di questo 2013, conclusasi sabato quando al 91' Watson ha mandato in tripudio i suppoter bianco-blu e ha regalato forse la gioa più grande all'instancabile Whelan.

venerdì 22 febbraio 2013

Se i postumi da sbornia fossero una persona

Situazione familiare del venerdì sera/sabato