Mi piace il sentimento che crea, l'unione tra i tifosi, il rito della partita, esultare o disperarsi per un gol, un impresa o una disfatta, le storie e i personaggi che ne hanno contribuito alla leggenda.
Mi piace il calcio inglese per l'unione e l'aggregazione senza limiti d'età che porta allo stadio, tutti i weekend, sole, neve o pioggia, coppa o campionato. Basta che si giochi.
Mi piace l'orgoglio di quelle squadre che rivendicano una propria storia, una propria tradizione anche a scapito di non vincere per anni..
E allora oltre al caro Milan che resterà sempre al centro delle sofferenze da tifoso, il cuore calcistico trova altri, piccoli, sfoghi. Li trova in Inghilterra, con il Qpr perchè anni fa, col club in piena crisi economica, mi colpì la scelta dei suoi tifosi di farlo vivere autofinanziando la campagna acquisti; li trova in Spagna con i baschi dell'Atletic Bilbao o con il Rayo Vallecano, quartiere popolare della capitale che riesce comunque a giocarsela contro i più forti rivali, cittadini e non; lo trova in Italia dove oltre al Milan, per cui vincere è normale, la cosa migliore è apprezzare il lavoro di provincia come fanno a Udine. La passione allo stadio Friuli è vera, coinvolgente e anche un piccolo club come l'Udinese ogni tanto regala emozioni come ieri sera ad Anfield. Magari non vincerà nulla ma il modello friulano è un vero tocca sana per il calcio italiano di oggi.
Anche se i reds non sono più lo squadrone di qualche anno fa, le imprese in quello stadio si contano in una mano. Ci riuscì il Genoa, replicò la Fiorentina di Prandelli, si è aggiunta di ieri l'Udinese di Guidolin e Di Natale.
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