"...storia del medico di un carcere siciliano che si era messo in testa, giustamente, di togliere ai detenuti mafiosi il privilegio di risiedere in infermeria: c'erano nel carcere molti malati, ed alcuni addirittura tubercolitici, che stavano nelle celle e nelle camerate comuni; mentre i caporioni, sanissimi, occupavano l'infermeria per godere di un trattamento migliore. Il medico ordinò che tornassero ai reparti comuni, e che i malati venissero in infermeria. Nè gli agenti nè il direttore diedero seguito alla disposizione del medico. Il medico scrisse allora al ministero. E così, una notte fu chiamato dal carcere, gli dissero che un detenuto aveva urgente bisogno del medico. Il medico andò. Ad un certo punto si trovò, dentro il carcere, solo in mezzo ai detenuti: i caporioni lo picchiarono, accuratamente con giudizio. Le guardie non si accorsero di niente. Il medico denunciò l'aggressione al procuratore della repubblica, al ministero. I caporioni, non tutti, furono trasferiti ad altro carcere. Il medico fu dal ministero esonerato dal suo compito: visto che il suo zelo aveva dato luogo ad incidenti. Poiché militava in un partito di sinistra, si rivolse ai compagni di partito per averne appoggio: gli risposero che era meglio lasciar correre. Non riuscendo ad ottenere soddisfazione dell'offesa ricevuta, si rivolse allora a un capomafia: che gli desse la soddisfazione, almeno, di far picchiare, nel carcere dove era stato trasferito, uno di coloro che lo avevano picchiato. Ebbe poi assicurazione che il colpevole era stato picchiato a dovere."
Il giorno della civetta. Fin qui il miglior romanzo sulla mafia, meglio anche di Gomorra.
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