La Coppa Italia è inutile, la Coppa Italia è buona per far giocare le riserve.. Tante troppe volte ormai la Coppa nazionale è stata bistrattata e relegata ai margini. Stadi ancora più vuoti che in campionato orari delle partite improponibili solo per esigenza televisiva..
Allora provo a dire la mia, a lanciare la mia proposta di restyling.
Bene l'idea del turno unico, senza andata e ritorno, ma bisognerebbe portare oltre a questo tutte le partite in contemporanea, anche alla sera perchè no, al mercoledì come se fosse il turno infrasettimanale di campionato. Basta turni spezzatino con gare spalmate su due settimane. Si usino piuttosto le due settimane per giocare eventuali gare di ritorno se la prima partita termina in parità.
Allargare la base coinvolgendo d'obbligo tutti i club della lega pro e tutti i club retrocessi dalla Lega Pro o arrivati ai playoff del campionato di serie D, si coinvolgerebbero più squadre e si allargherebbe l'interesse. Allargare la base d'iscrizione anche ai club che hanno vinto la rispettiva coppa regionale di Eccellenza l'anno prima. Ci sarebbe il problema della preparazione, ma facciam partire la coppa anzichè ad agosto a settembre, a tornei iniziati, e il problema preparazione non si pone. Accogliere come ospite d'onore ogni anno il Vado, la formazione che per prima alzò il torneo, utilizzare una sorta di Codice Etico, escludendo quelle formazioni che l'anno prima hanno avuto penalità in campionato. Togliere infine il monopolio della coppa alla Rai. Le loro telecronache sono al limite della sonnolenza, la loro pianificazione per le dirette tv fa pena, mi domando quanti abbian seguito Chievo-Reggina alle tre del pomeriggio di un mercoledì lavorativo o un Parma-Catania ieri alle 17.30.
Un eventuale turno unico, serale, favorirebbe anche lo spettatore allo stadio, gelo invernale permettendo.
giovedì 13 dicembre 2012
lunedì 3 dicembre 2012
La crisi finanziaria spiegata ai bambini... tedeschi
Curioso ma chiaro articolo che prendo da Internet
HELGA è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte. Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti).La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città. Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora. La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia. Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli Sbornia Bond. I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano. Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond. Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite.
HELGA è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte. Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti).La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città. Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora. La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia. Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli Sbornia Bond. I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano. Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond. Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite.
A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi. Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi. Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada. Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%. La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela immediatamente l’attività: niente più prestiti alle aziende. L’attività economica locale si paralizza. Intanto i fornitori di Helga, che in virtù del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare. Purtroppo avevano anche investito negli Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%. Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce. Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di distanza. Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero. Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di distanza. Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero.
Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli Sbornia Bond alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi sobrio
lunedì 19 novembre 2012
Primarie
Spot e slogan di questo senso potrebbero anche spingermi a spendere due euro e votare.. ma i turni eliminatori non mi son mai interessati più di tanto, aspetterò con calma aprile
Se invece, quei pochi lettori che passano di qua, sono interessati alla questione qui ci sono un po di info su dove andare a votare nel weekend in zona
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mercoledì 7 novembre 2012
Lungo Naviglio d'autunno
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venerdì 5 ottobre 2012
Football lo sport più bello del mondo
Si mi piace il calcio, football, pelota, chiamatelo come volete ma mi piace.
Mi piace il sentimento che crea, l'unione tra i tifosi, il rito della partita, esultare o disperarsi per un gol, un impresa o una disfatta, le storie e i personaggi che ne hanno contribuito alla leggenda.
Mi piace il calcio inglese per l'unione e l'aggregazione senza limiti d'età che porta allo stadio, tutti i weekend, sole, neve o pioggia, coppa o campionato. Basta che si giochi.
Mi piace l'orgoglio di quelle squadre che rivendicano una propria storia, una propria tradizione anche a scapito di non vincere per anni..
E allora oltre al caro Milan che resterà sempre al centro delle sofferenze da tifoso, il cuore calcistico trova altri, piccoli, sfoghi. Li trova in Inghilterra, con il Qpr perchè anni fa, col club in piena crisi economica, mi colpì la scelta dei suoi tifosi di farlo vivere autofinanziando la campagna acquisti; li trova in Spagna con i baschi dell'Atletic Bilbao o con il Rayo Vallecano, quartiere popolare della capitale che riesce comunque a giocarsela contro i più forti rivali, cittadini e non; lo trova in Italia dove oltre al Milan, per cui vincere è normale, la cosa migliore è apprezzare il lavoro di provincia come fanno a Udine. La passione allo stadio Friuli è vera, coinvolgente e anche un piccolo club come l'Udinese ogni tanto regala emozioni come ieri sera ad Anfield. Magari non vincerà nulla ma il modello friulano è un vero tocca sana per il calcio italiano di oggi.
Anche se i reds non sono più lo squadrone di qualche anno fa, le imprese in quello stadio si contano in una mano. Ci riuscì il Genoa, replicò la Fiorentina di Prandelli, si è aggiunta di ieri l'Udinese di Guidolin e Di Natale.
venerdì 31 agosto 2012
L'Afghanistan riparte dal calcio
Dal Blog de Linkiesta
Spiragli di ritorno alla normalità in Afghanistan, devastato da oltre trent'anni di guerre. In anticipo sul ritiro delle truppe Nato, previsto per il 2013, il popolo afgano prova a ripartire dallo sport e dal calcio. Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/palla-al-centro/l-afghanistan-prova-ripartire-dando-un-calcio-al-passato#ixzz257DRqF00
Spiragli di ritorno alla normalità in Afghanistan, devastato da oltre trent'anni di guerre. In anticipo sul ritiro delle truppe Nato, previsto per il 2013, il popolo afgano prova a ripartire dallo sport e dal calcio. Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/palla-al-centro/l-afghanistan-prova-ripartire-dando-un-calcio-al-passato#ixzz257DRqF00
venerdì 6 luglio 2012
God save the throne (di spade)
Devo dirlo, da appassionato alla saga di Martin dopo l'ultimo libro mi sono stancato. Dopo 11 libri il ritmo è calato, ci son pagine di nulla senza mai arrivare alla conclusione. Mancheranno ancora 2 volumi (6 libri?) ma la saga ormai ha preso una via lenta e di declino. Poca azione, poco pathos, capitoli interi di trame e descrizioni con un immobilismo incredibile, personaggi secondari riesumati a titolo quasi riempitivo... dal portale delle tenebre all'ultimo libro uscito, i fuochi di Valyria, è un continuo andamento lento in cui sarebbero davvero bastati 2 massimo 3 libri per descrivere il tutto in maniera più avvincente.
Cosa cavolo aspetta Martins a chiudere la saga con il ritorno dei draghi? In tutto questo è, quasi, meglio la Rowling che almeno ha condensato le avventure di Potter in soli 7 volumi, con buona pace di trame e avvenimenti futuri di cui ormai, nei sette regni mi sono stufato.
Cosa cavolo aspetta Martins a chiudere la saga con il ritorno dei draghi? In tutto questo è, quasi, meglio la Rowling che almeno ha condensato le avventure di Potter in soli 7 volumi, con buona pace di trame e avvenimenti futuri di cui ormai, nei sette regni mi sono stufato.
venerdì 22 giugno 2012
Un motivo in più per crederci
Siccome la storia, anche quella calcistica, è fatta di corsi e ricorsi ecco un altro dato a favore di una possibile finale azzurra. Oltre ai precedenti, positivi, contro l'Inghilterra nella fase finale dei tornei, l'ultima volta fu la sfida per il terzo posto ad Italia '90, c'è un altro dato curioso. Nei quarti si giocherà infatti Francia-Spagna. Dal 2000 ad oggi le due squadre si sono affrontate due volte nella fase ad eliminazione. Nei quarti di Euro 2000 e al mondiale di Germania, negli ottavi. In entrambi i casi passò la Francia, in entrambi i casi l'Italia arrivò in finale, in entrambi i casi proprio contro i galletti d'oltralpe. Siccome come dice il proverbio non c'è due senza tre... toccare ferro è d'bbligo, crederci fino in fondo pure.
giovedì 7 giugno 2012
La squadra non vince e la proprietà le cambia il look
Squadra che non vince cambia colore. Da noi, nel nostro campionato, se non vinci un paio di partite rischi di trovarti gli ultras sotto casa o a bordo campo con intento minatorio. "Giocate senza maglia!" "Non siete degni di questi colori!" sono solo alcuni degli slogan urlati dalle nostre curve a chi non vince in campo. In inghiltera c'è però qualcuno che ha preso alla lettera questi motti e per la prossima stagione prepara una piccola rivoluzione. La proprietà malese del Cardiff ha infatti deciso un serio restyling delle proprie divise passando dallo storico blu al rosso, simbolo di spiritualità e fortuna in Asia. Anche lo stemma della squadra gallese cambia. Dal bluebirds, soprannome del team, ad un più asiatico dragone rosso con tanto di scritta fire and passion che magari incuterà più timore agli avversari.
Il Cardiff manca dalla Premier dal 1962 e nella sua storia ha vinto una sola coppa d'Inghilterra nel 1927. Negli ultimi anni gli investimenti stranieri hanno però riportato forza al team che da 3 stagioni sfiora l'accesso alla Premier senza però riuscirvi. Nel 2010 fu il Blackpool a vincere la finale mentre nelle successive due stagioni la formazione gallese è stata eliminata da Swansea e West Ham. Gli ultimi anni hanno visto la formazione gallese tornare in forza anche sul fronte delle coppe. Nel 2008 persero la finale di FA Cup contro il Portsmouth mentre quest'anno hanno perso la finale di Coppa di Lega contro il Liverpool. Numeri non certo da nobile decaduta, per un team come il Cardiff sarebbero risultati eccellenti, evidentemente troppo bassi per le ambizioni della nuova proprietà che spera, col nuovo look rosso fiammante, di infondere più calore e passione nell'animo dei propri calciatori e di aprire nuove vie per il business con una sinergia tra il Galles e l'Asia.
Via Linkiesta
Il Cardiff manca dalla Premier dal 1962 e nella sua storia ha vinto una sola coppa d'Inghilterra nel 1927. Negli ultimi anni gli investimenti stranieri hanno però riportato forza al team che da 3 stagioni sfiora l'accesso alla Premier senza però riuscirvi. Nel 2010 fu il Blackpool a vincere la finale mentre nelle successive due stagioni la formazione gallese è stata eliminata da Swansea e West Ham. Gli ultimi anni hanno visto la formazione gallese tornare in forza anche sul fronte delle coppe. Nel 2008 persero la finale di FA Cup contro il Portsmouth mentre quest'anno hanno perso la finale di Coppa di Lega contro il Liverpool. Numeri non certo da nobile decaduta, per un team come il Cardiff sarebbero risultati eccellenti, evidentemente troppo bassi per le ambizioni della nuova proprietà che spera, col nuovo look rosso fiammante, di infondere più calore e passione nell'animo dei propri calciatori e di aprire nuove vie per il business con una sinergia tra il Galles e l'Asia.
Via Linkiesta
Il football made in Italy si avvicina al Superbowl
Anche l'Italia ha il suo Superbowl. Non è l'evento planetario che si svolge in America, e che attira sempre più curiosi ed appassionati in ogni angolo del globo, ma la sua versione nostrana, fatta di team dal nome agguerrito ma dallo spirito nobile. Demoni, Pantere, Leoni, Rinoceronti, Giganti e Guerrieri contro Marinai, Marines, Colombe, Elefanti, Maiali, Delfini. Sono le dodici squadre che si sono appena affrontate nella regoular season della IFL la lega italiana di football, il massimo campionato di categoria.
Il football made in Italy ha una storia lunga e complessa. Nato agli inizi degli anni '80 quest'anno è giunto al suo trentaduesimo compleanno. Una storia però travagliata, con il campionato che più volte ha rischiato di sparire. Dopo il successo iniziale l'interesse per questo sport subì infatti un brusco calo; molte squadre sparirono e nel 2000 anche lo "spaghetti football" rischiò di andare in pensione. Troppo alte le spese e troppo poco l'interesse. La federazione, già commissariata, venne espulsa dal Coni rimanendo così senza punto di riferimento. Dalle ceneri nacquero diverse federazioni minori, tutte frazionate e con lo scopo di riportare in auge lo sport. Nel 2003 i superbowl furono addirittura 3 con la situazione che rimase caotica fino al 2008 quando i maggiori club italiani, tra cui i Lios Bergamo, i Dolphins Ancona e i Rhinos Milano, decisero di uscire dalla NFLI, nata nel 2004, e fondare la IFL, sotto l'egidia della FIDAF la nuova federazione associata al CONI, con lo scopo di ridare vanto e lustro a tutto il movimento. Nel 2007 si disputarono così due finali, una della IFL ed una della NFLI. Il successo del Superbowl della IFL spinse molti ex giocatori e dirgienti a tornare sui prorpi passi e a rifondare alcuni team storici. L'anno successivo molte squadre della NFLI entrano a far parte della IFL che può così inziare ad operare in maniera più concreta. Il movimento resta però diviso, con due finali giocate ogni anno. Una della IFL, divenuta il massimo livello di football in Italia, ed una organizzata dalla FIF la federazione dei club non entrati nel nuovo organico.
Ad oggi la IFL può contare su 12 team nel massimo campionato e due leghe inferiori. Le squadre sono tornate ad attirare sponsor e campioni d'oltreoceano, provenienti dai college americani o dalle loro leghe minori. La regoular season è appena terminata e le 6 finaliste, nell'ordine Elephants Catania, Panthers Parma Warriors Bologna, Rhinos Milano, Giants Bolzano, Dolphins Ancona, si apprestano a darsi battaglia prima della finalissima, organizzata quest'anno allo stadio Ossola di Varese il prossimo 7 luglio.
Via Linkiesta
Il football made in Italy ha una storia lunga e complessa. Nato agli inizi degli anni '80 quest'anno è giunto al suo trentaduesimo compleanno. Una storia però travagliata, con il campionato che più volte ha rischiato di sparire. Dopo il successo iniziale l'interesse per questo sport subì infatti un brusco calo; molte squadre sparirono e nel 2000 anche lo "spaghetti football" rischiò di andare in pensione. Troppo alte le spese e troppo poco l'interesse. La federazione, già commissariata, venne espulsa dal Coni rimanendo così senza punto di riferimento. Dalle ceneri nacquero diverse federazioni minori, tutte frazionate e con lo scopo di riportare in auge lo sport. Nel 2003 i superbowl furono addirittura 3 con la situazione che rimase caotica fino al 2008 quando i maggiori club italiani, tra cui i Lios Bergamo, i Dolphins Ancona e i Rhinos Milano, decisero di uscire dalla NFLI, nata nel 2004, e fondare la IFL, sotto l'egidia della FIDAF la nuova federazione associata al CONI, con lo scopo di ridare vanto e lustro a tutto il movimento. Nel 2007 si disputarono così due finali, una della IFL ed una della NFLI. Il successo del Superbowl della IFL spinse molti ex giocatori e dirgienti a tornare sui prorpi passi e a rifondare alcuni team storici. L'anno successivo molte squadre della NFLI entrano a far parte della IFL che può così inziare ad operare in maniera più concreta. Il movimento resta però diviso, con due finali giocate ogni anno. Una della IFL, divenuta il massimo livello di football in Italia, ed una organizzata dalla FIF la federazione dei club non entrati nel nuovo organico.
Ad oggi la IFL può contare su 12 team nel massimo campionato e due leghe inferiori. Le squadre sono tornate ad attirare sponsor e campioni d'oltreoceano, provenienti dai college americani o dalle loro leghe minori. La regoular season è appena terminata e le 6 finaliste, nell'ordine Elephants Catania, Panthers Parma Warriors Bologna, Rhinos Milano, Giants Bolzano, Dolphins Ancona, si apprestano a darsi battaglia prima della finalissima, organizzata quest'anno allo stadio Ossola di Varese il prossimo 7 luglio.
Via Linkiesta
Bra la capitale italiana dell'hockey su prato
In principio fu il torneo Indoor, conquistato a fine febbraio, poi è stata la volta del campionato di A1 ed infine della Coppa Italia, conquistata domenica scorsa nella finale di Roma contro la Bonomi. La squadra maschile di hockey su prato di Bra ha infranto ogni record ed in questo 2012 si è portata a casa tutti i trofei italiani in palio. Un record che sta per essere uguagliato anche dalla squadra femminile, la Lorenzoni, già campione d'Italia e ora in attesa di disputare la coppa nazionale.
Sport dalle origini antiche, nella sua versione moderna l'hockey ha fatto la comparsa negli stessi anni del calcio, sul finire del 1800. In Italia è stato introdotto più tardi, nel 1935 e conobbe il suoi anni migliori sul finire degli anni '50 grazie anche alla partecipazione ai giochi olimpici di Roma. Sport considerato da gentiluomini, per il rispetto dell'avversario, in questa stagione, in Italia, ha avuto due soli colori dominanti: il giallo ed il nero delle maglie del Bra. La formazione piemontese, nata nel 1961, si è aggiudicata il titolo italiano a suon di record. Venti partite disputate in stagione, tra campionato e finali scudetto, ed altrettante vittorie. In coppa il cammino è stato praticamente identico, con un solo pareggio, ininfluente, nel girone eliminatorio contro l'Amsicora, l'unica squadra ad aver frenato la marcia dei piemontesi. Un successo di squadra quello del Bra, al quarto scudetto della sua storia. Un team, quello giallonero, trascinato in campo dai tre fratelli Lanzano, da Priyesh Bhana capocannoniere del campionato con 29 centri, Oleksii Shvets che, con i suoi 41 anni, risulta ancora tra i migliori liberi del torneo, o David Green neozelandese al suo primo scudetto italiano. Un gruppo unito come quello della formazione femminile, quella Lorenzoni che porta il nome di Augusto Lorenzoni, l'imprenditore cittadino che portò questo sport in città. Con alcune giornate d'anticipo il team femminile ha appena conquistato il suo 14° scudetto al termien di un campionato da record: 15 vittorie ed un solo pareggio. Per completare l'opera e fare l'en-plein di trofei manca solo una cosa in bacheca. La Coppa Italia femminile che si disputerà a fine campionato. via Linkiesta
Sport dalle origini antiche, nella sua versione moderna l'hockey ha fatto la comparsa negli stessi anni del calcio, sul finire del 1800. In Italia è stato introdotto più tardi, nel 1935 e conobbe il suoi anni migliori sul finire degli anni '50 grazie anche alla partecipazione ai giochi olimpici di Roma. Sport considerato da gentiluomini, per il rispetto dell'avversario, in questa stagione, in Italia, ha avuto due soli colori dominanti: il giallo ed il nero delle maglie del Bra. La formazione piemontese, nata nel 1961, si è aggiudicata il titolo italiano a suon di record. Venti partite disputate in stagione, tra campionato e finali scudetto, ed altrettante vittorie. In coppa il cammino è stato praticamente identico, con un solo pareggio, ininfluente, nel girone eliminatorio contro l'Amsicora, l'unica squadra ad aver frenato la marcia dei piemontesi. Un successo di squadra quello del Bra, al quarto scudetto della sua storia. Un team, quello giallonero, trascinato in campo dai tre fratelli Lanzano, da Priyesh Bhana capocannoniere del campionato con 29 centri, Oleksii Shvets che, con i suoi 41 anni, risulta ancora tra i migliori liberi del torneo, o David Green neozelandese al suo primo scudetto italiano. Un gruppo unito come quello della formazione femminile, quella Lorenzoni che porta il nome di Augusto Lorenzoni, l'imprenditore cittadino che portò questo sport in città. Con alcune giornate d'anticipo il team femminile ha appena conquistato il suo 14° scudetto al termien di un campionato da record: 15 vittorie ed un solo pareggio. Per completare l'opera e fare l'en-plein di trofei manca solo una cosa in bacheca. La Coppa Italia femminile che si disputerà a fine campionato. via Linkiesta
giovedì 10 maggio 2012
Cala il sipario Grazie Pippo
Milan-Novara domenica non sarà semplicemente il sipario di una stagione. Sarà il sipario di una generazione. A 38 anni suonati, e dopo un anno e mezzo in panchina per chissà quale congiura astrale, Inzaghi varcherà per l'ultima volta l'ingresso sul campo di San Siro con la maglia rossonera. A seguirlo altri due legionari di lungo corso che hanno fatto la storia recente: Sandro Nesta e Clarence Seedorf.
Per me, della seconda generazione vincente del Milan berlusconiano, troppo piccolo per il Milan degli olandesi, ammirato solo coi filmati d'epoca, si chiude un era e mostra il termine della carriera del più forte centravanti italiano degli ultimi anni, Inzaghi unico giocatore al mondo ad aver segnato in tutte le competizioni internazionali per club, miglior attaccante italiano in Europa con 70 gol secondo solo a Raul.
Troppi ricordi legati a lui che vanno al di la di Atene.
300 (come le gare in maglia rossonera) grazie di cuore.
Dopo anni europei bui, grazie per quei 12 gol che furono la spinta decisiva verso la Champions 2003. La tripletta al Deportivo, il gol al Borussia, ma soprattutto la zampata all'Ajax nei quarti. Roba che ha rivederla oggi mi viene ancora la pelle d'oca.
Grazie per aver resistito anche quando ti davano per finito ed esser tornato più forte nel 2006, dove hai messo lo zampino anche ai mondiali tedeschi.
Grazie per il 2007 e la magica notte di Atene, altro ricordo indelebile e commuovente.
Ma soprattutto, il ricordo più dolce e più bello. Ottobre 2010, Milan-Real. 80.000 voci che ti chiamano, entri e segni una doppietta sotto il settore dov'ero alla partita. Un delirio una cosa pazzesca un estasi che nemmeno il pareggio del Real al 90' ha spento.
Infine 125 volte grazie, come i tuoi gol, per aver reso grande la mia squadra del cuore.
Per me, della seconda generazione vincente del Milan berlusconiano, troppo piccolo per il Milan degli olandesi, ammirato solo coi filmati d'epoca, si chiude un era e mostra il termine della carriera del più forte centravanti italiano degli ultimi anni, Inzaghi unico giocatore al mondo ad aver segnato in tutte le competizioni internazionali per club, miglior attaccante italiano in Europa con 70 gol secondo solo a Raul.
Troppi ricordi legati a lui che vanno al di la di Atene.
300 (come le gare in maglia rossonera) grazie di cuore.
Dopo anni europei bui, grazie per quei 12 gol che furono la spinta decisiva verso la Champions 2003. La tripletta al Deportivo, il gol al Borussia, ma soprattutto la zampata all'Ajax nei quarti. Roba che ha rivederla oggi mi viene ancora la pelle d'oca.
Grazie per aver resistito anche quando ti davano per finito ed esser tornato più forte nel 2006, dove hai messo lo zampino anche ai mondiali tedeschi.
Grazie per il 2007 e la magica notte di Atene, altro ricordo indelebile e commuovente.
Ma soprattutto, il ricordo più dolce e più bello. Ottobre 2010, Milan-Real. 80.000 voci che ti chiamano, entri e segni una doppietta sotto il settore dov'ero alla partita. Un delirio una cosa pazzesca un estasi che nemmeno il pareggio del Real al 90' ha spento.
Infine 125 volte grazie, come i tuoi gol, per aver reso grande la mia squadra del cuore.
lunedì 30 aprile 2012
Terza stella: ecco come puo finire la questione
Si parla tanto di terza stella sulle maglie della Juventus in caso di scudetto. Da consuetudine la stella, d'oro, va apposta sul petto al raggiungimento di ogni decimo scudetto. Al momento la Juventus è a 27 più i due revocati dai fatti di Calciopoli. In caso di vittoria a fine campionato i bianconeri tornerebbero così a quota 28 che, con gli eventuali due revocati, farebbero 30. Premesso che ormai non si torna indietro, ciò che è tolto è tolto e ciò che è dato, scudetto di cartone, è dato, la cosa più logica, per rispetto delle istituzioni e per chiudere una volta per tutte la questione sarebbe quella di lasciare tutto così com'è ovvero senza stelle e stemmini vari sul petto oltre al classico gagliardetto tricolore di campione d'Italia.
C'è però una via di fuga che metterebbe credo d'accordo tutti. Premesso che prima di tutto c'è da vincere lo scudetto, si ok è quasi fatta ma prima che la matematica condanni il Milan sognare uno scivolone di madama è lecito, una volta vinto la Juventus andrebbe a 28. A fine stagione si giocherà poi la finale di Coppa Italia col Napoli e qui le stelle possono arrivare in soccorso dei bianconeri. Al momento la Juve, come la Roma, è a quota 9 Coppe Italia vinte. Sono le due formazioni più titolate della competizione, mai nessuno è arrivato a 10, e sarebbe per ciò una novità assoluta nel calcio italiano. Chi vince dieci coppe ha però diritto ad una stella. D'argento, ma comunque una stella. Se quindi il 20 maggio a Roma la Coppa andrà nelle mani della banda di Conte arriverebbe anche la tanto contestata stella; che sarebbe legittima e su cui nessuno potrebbe dire nulla e metterebbe a tacere tutte le voci e le prese di posizioni nei confronti della Lega che, al momento, suonano anche un po come posizioni arroganti nei confronti di un'istituzione. Inoltre la vittoria della Coppa Italia garantirebbe l'eventuale stella anche senza lo scudetto, in somma cari juventini facciamo un patto. A voi la stella con la Coppa, a noi il tricolore (che avvicinrebbe il Milan alla conquista della seconda stella).
C'è però una via di fuga che metterebbe credo d'accordo tutti. Premesso che prima di tutto c'è da vincere lo scudetto, si ok è quasi fatta ma prima che la matematica condanni il Milan sognare uno scivolone di madama è lecito, una volta vinto la Juventus andrebbe a 28. A fine stagione si giocherà poi la finale di Coppa Italia col Napoli e qui le stelle possono arrivare in soccorso dei bianconeri. Al momento la Juve, come la Roma, è a quota 9 Coppe Italia vinte. Sono le due formazioni più titolate della competizione, mai nessuno è arrivato a 10, e sarebbe per ciò una novità assoluta nel calcio italiano. Chi vince dieci coppe ha però diritto ad una stella. D'argento, ma comunque una stella. Se quindi il 20 maggio a Roma la Coppa andrà nelle mani della banda di Conte arriverebbe anche la tanto contestata stella; che sarebbe legittima e su cui nessuno potrebbe dire nulla e metterebbe a tacere tutte le voci e le prese di posizioni nei confronti della Lega che, al momento, suonano anche un po come posizioni arroganti nei confronti di un'istituzione. Inoltre la vittoria della Coppa Italia garantirebbe l'eventuale stella anche senza lo scudetto, in somma cari juventini facciamo un patto. A voi la stella con la Coppa, a noi il tricolore (che avvicinrebbe il Milan alla conquista della seconda stella).
lunedì 16 aprile 2012
Aironi sul Naviglio
Un po con sorpresa, domenica sera durante una passeggiata sul Naviglio trovo lungo il corso d'acqua un airone. E' la prima volta che ne vedo uno a Cernusco; di solito è più facile trovarli lungo il Parco del Ticino o lungo quello dell'Adda in zone più tranquille e meno agitate lontane soprattutto dall'inquinamento urbano. Sarà stata la calma serale o la quiete del naviglio ma sapere che il corso d'acqua non è più habitat esclusivo di papere, nutrie e ratti mi ha fatto piacere.
giovedì 12 aprile 2012
Cronache del Rum
E' il secondo lungometraggio dedicato da Johnny Deep a Hunter S. Thompson, il terzo se vogliamo considerare anche un documentario.
Affascinato dallo stile gonzo di Thompson e dal cinema di Deep, bè non vedevo l'ora dell'uscita di questo film in programma gia da diversi anni e appena son riuscito l'ho guardato in inglese.
Non è un sequel di paura e delirio a Las Vegas anche se il personaggio, Thompson-Deep, è lo stesso (cambia solo il nome). I due racconti sono opere biografiche ma sono staccati, non c'entrano quasi nulla l'uno con l'altro. L'unico collegamento che si può fare è la passione autodistruttiva del protagonista, imbottito di droga prima, imbottito di alcool ora.
E' un film lento, piacevole nella sua ora e mezza in cui racconta uno spaccato di vita. Non c'è un filo principale, una trama un fatto eclatante da seguire. Solo la scoperta di un isola, Porto Rico, e della sua vita.
Non è il film migliore di Deep e tanti potranno trovarlo noioso. Ma se consideriamo l'omaggio di un amico attore ad un amico scrittore e si è in cerca di qualcosa di leggero da guardare.. bè.. buona visione (esce il 24 Aprile in Italia).
Affascinato dallo stile gonzo di Thompson e dal cinema di Deep, bè non vedevo l'ora dell'uscita di questo film in programma gia da diversi anni e appena son riuscito l'ho guardato in inglese.
Non è un sequel di paura e delirio a Las Vegas anche se il personaggio, Thompson-Deep, è lo stesso (cambia solo il nome). I due racconti sono opere biografiche ma sono staccati, non c'entrano quasi nulla l'uno con l'altro. L'unico collegamento che si può fare è la passione autodistruttiva del protagonista, imbottito di droga prima, imbottito di alcool ora.
E' un film lento, piacevole nella sua ora e mezza in cui racconta uno spaccato di vita. Non c'è un filo principale, una trama un fatto eclatante da seguire. Solo la scoperta di un isola, Porto Rico, e della sua vita.
Non è il film migliore di Deep e tanti potranno trovarlo noioso. Ma se consideriamo l'omaggio di un amico attore ad un amico scrittore e si è in cerca di qualcosa di leggero da guardare.. bè.. buona visione (esce il 24 Aprile in Italia).
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lunedì 26 marzo 2012
Swindon Town sfuma il sogno
Si frantuma davanti ai 50.000 di Wembley il sogno di Paolo di Canio di conquistare il Saint Johnstone Trophy, la coppa inglese riservata alle formazioni di League One e League Two. Lo Swindon Town perde per 2-0 la finalissima col Chesterfield abbandonando così il sogno di un incredibile accoppiata campionato-coppa. Con due gare da recuperare lo Swindon resta comunque primo nel proprio campionato a più quattro dalle inseguitrici.
Di questa coppa un plauso lo merita comunque il solito appassionato pubblico anglosassone, capace di riempire per tre quarti Wembley pur di seguire i propri beniamini. Swindon e Cesterfield non sono proprio due formazioni blasonate e non certo tra le più popolate del regno. Swindon conta infatti 155.000 abitanti ( e 30.000 di questi erano domenica nella City) mentre Chesterfield è un distretto di Derby, di 100.000 persone.
Da noi a giocarsi la finale, per l'equivalente coppa di categoria, ci sono Pisa-Tritium e Spezia-Foggia. Mercoledì il ritorno dopo le gare di andata. In Italia riuscirebbero a portare non dico 50.000 persone ma almeno 30.000 tifosi a seguire la finale? Chapeau alla passione inglese, travolgente anche per una coppa fine solo a se stessa.
Di questa coppa un plauso lo merita comunque il solito appassionato pubblico anglosassone, capace di riempire per tre quarti Wembley pur di seguire i propri beniamini. Swindon e Cesterfield non sono proprio due formazioni blasonate e non certo tra le più popolate del regno. Swindon conta infatti 155.000 abitanti ( e 30.000 di questi erano domenica nella City) mentre Chesterfield è un distretto di Derby, di 100.000 persone.
Da noi a giocarsi la finale, per l'equivalente coppa di categoria, ci sono Pisa-Tritium e Spezia-Foggia. Mercoledì il ritorno dopo le gare di andata. In Italia riuscirebbero a portare non dico 50.000 persone ma almeno 30.000 tifosi a seguire la finale? Chapeau alla passione inglese, travolgente anche per una coppa fine solo a se stessa.
lunedì 5 marzo 2012
5 marzo 1982 John Belushi Attore
30 anni fa moriva uno dei maggiori interpreti del detto: "genio e sregolatezza". Come hanno scritto in tanti non aveva bisogno di un copione per recitare.. lui era il suo copione.
Ciao Jhon
martedì 28 febbraio 2012
Moviola in campo
Io mi chiedo semplicemente perché per squalificare un giocatore o espellerlo direttamente si possano usare senza problemi le riprese televisive, o addirittura come nel caso di Ibra le immagini in diretta sul monitor dell'assistente dell'arbitro, e invece per un gol tutto questo non debba essere valido.
Sarà il bello del calcio (ma io non ci vedo nulla di bello) ma sai quante polemiche in meno con una semplice moviola che puoi consultare subito senza interrompere il gioco?
Il caso di Milan-Juve è solo l'ultimo di una serie infinita ma a proposito di ingiustizie recenti che potevano essere evitate, vedi l'eliminazione dell'Irlanda dai mondiali 2010 per Mano della Francia (con buona pace di Maradona e della sua mano di Dio)
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